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I biscotti: i buoni-premio per eccellenza

Aggiornamento: 31 ott

Biscotto o amore e integrazione?

Conosciamo tutti la scena dolce e tenera dove il cane ci viene incontro scodinzolando per ricevere il suo biscotto, capace anche di fare gli occhi dolci e irresistibili.

Avete in mente un bambino alla ricerca di un po’ di tempo e amore? Anche lui viene con lo stesso entusiasmo e invece riceve un dolcetto o, per rimanere nei tempi moderni, un regalo o un’oretta da trascorrere al tablet o telefonino da solo, messo da parte in silenzio e in solitudine.

Il cane, da essere vivente sociale, come noi, vuole essere amato, piacere al suo umano e fare parte del branco, esattamente come un bambino. Quando in questi casi si danno dei biscotti, potete immaginare quanto il cane si senta solo, incompreso e messo da parte.


I premi sono un ottimo metodo per far funzionare un cane in breve tempo, ma…


Educare o far funzionare? E chi condiziona chi?

Il cane impara presto che se fa una cosa desiderata dal suo umano, riceve un premio,

di conseguenza tenderà di ripetere questo comportamento più frequentemente. Per il proprietario è un metodo molto semplice ed al momento efficace, ma il problema è che tramite questi premi il cane riesce a condizionare il suo proprietario molto facilmente senza che questi se ne accorga.

Per esempio: il proprietario acquista un nuovo divano su cui non vuole più che il cane salga.

Ora si può dare un premio al cane per farlo scendere o darne uno sul pavimento in modo che scende. Il cane cosi impara che se salta sul divano poi riceverà un premio quando scenderà (prima ovviamente deve salire per poter scendere), quindi salterà molto più frequente sul divano. Inoltre, continuerà a chiedere altri premi e quindi proverà continuamente a fare di tutto per riceverne altri; non avrà pace e difficilmente riuscirà a stare tranquillo al suo posto: ha in mente solo il prossimo premio.

Se prendiamo lo stesso esempio e il proprietario, con il linguaggio del corpo, fa capire che questo divano è una SUA risorsa e decide lui chi sale e chi no, il cane capirà che il suo umano è in grado di difendere le proprie risorse, quindi si sdraierà tranquillamente al suo posto e dormirà.


Questa è la differenza tra educare e “far funzionare” il cane, educare significa anche parlare la lingua del cane.


Se si desidera un cane che “funzioni”, i premi sono sicuramente adatti. Il cane viene fatto funzionare in base al sistema di ricompensa e quindi abbiamo un cane manipolato e obbediente, con cui possiamo vivere bene nel tempo libero e con cui possiamo eventualmente brillare al centro di addestramento per cani. In questo modo perdiamo visibilmente il carattere specifico del nostro compagno, ma è socialmente compatibile ed efficiente. Siamo riusciti ad avere un compagno che appare all'esterno ben adattato. I problemi sorgono quando le ricompense e i premi non sono sufficienti, cioè quando il cane si accorge del nostro sistema di prestazioni-ricompense-punizioni: a quel punto farà di tutto per far “funzionare” il suo umano. Cosi difficilmente il cane può prendere sul serio il suo umano e di conseguenza non si può fidare di lui e in situazioni difficili si sentirà da solo.


Premi e salute fisica e psichica

Il processo fisiologico del cane viene completamente messo sopra e sotto somministrandogli cosi tanti “pasti” distribuiti sul giorno. Le conseguenze possono essere: Allergie e intolleranze, dermatite, problemi di digestione e obesità.

A livello ormonale invece può creare frustrazione, aggressività, irrequietezza, dipendenze ect.

Questo sarà un tema che riprenderò in un post futuro.


Premi = Cibo

La ricerca dei premi è la ricerca del cibo, una cosa essenziale per il cane come lo è anche per noi. Possiamo mettere il cane nella situazione che deve continuare spingerci a dargli qualcosa (ce lo fa capire anche in modo fisico e acustico) diventando così per lui una sorta di distributore automatico di cibo, oppure possiamo diventare il suo partner sociale. In questo caso è indicato, e senz’altro molto più sano, procurare il cibo in collaborazione col nostro cane. Questo implica il formare una squadra col nostro cane offrendogli un’alternativa alla caccia e soddisfacendo così le sue esigenze da predatore e animale sociale. Un’attività dove noi abbiamo gli stessi suoi interessi è per lui uno dei motivi per sceglierci come partner sociale, esattamente come ha iniziato a farlo sin dall’inizio della convivenza con l’umano. I cani si sono infatti uniti agli umani per andare insieme a caccia, perché gli conveniva fare squadra; all’interno di ogni squadra ci sono individui con le proprie capacità e talenti che, riconosciuti e usati, sono utili per il successo di tutti. Anche se negli anni vi sono stati vari cambiamenti e sono stati creati dei cani con varie specialità di caccia, sono comunque rimasti cacciatori e l’istinto della caccia è, a secondo della razza, più o meno forte, ma è sempre presente.

Il nostro cane ha il diritto di essere rispettato e accettato come individuo considerando i suoi talenti così come ha anche il diritto di essere educato e integrato nella società sodisfacendo il più possibile le sue esigenze offrendogli delle alternative. Se non lo prendiamo sul serio come fa lui a prenderci sul serio?

Nel prossimo post vi parlerò di questo:

Nell’articolo 4.2. dell’ordinanza svizzera sulla protezione animali c’è scritto:

“Gli animali devono poter soddisfare le esigenze comportamentali, legate all’assunzione di cibo, tipiche della specie.”

 
 
 

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